Aumentano senza sosta i crimini informatici. Con attacchi sempre più pesanti, sofisticati e mirati.
Nel 2021 sono stati registrati su scala globale 2.049 cyber attacchi “gravi” con una crescita del 10% rispetto al 2020 e con una media di 171 incursioni al mese: il valore più alto registrato finora.
È quasi sempre il cyber crimine la ragione degli attacchi informatici : l’86% dei casi.
In forte aumento è anche la severità degli attacchi: nel 2021 il 79% ha avuto un impatto elevato, rispetto al 50% del 2020. Sono invece diminuiti gli interventi di impatto medio e basso.
Questo problema è in crescita drammatica con un tasso di peggioramento annuale a due cifre.
Chi finisce nel mirino del cyber crimine ?
Secondo il Rapporto Clusit 2022 sulla cyber sicurezza per la prima volta dopo diversi anni i cybercriminali non colpiscono più in maniera indifferenziata obiettivi molteplici, ma gli attacchi ora sono mirati o meglio tarati per colpire bersagli specifici, appartenenti a tutti i settori.
Dopo l’ambito governativo e/o militare, fra i più colpiti risultano il settore informatica, gli obiettivi multipli , la sanità e l’istruzione.
La percentuale dei settori più colpiti si assottiglia e per la prima volta non vediamo categorie di vittime prese di mira in modo particolare rispetto ad altre.
È evidente che i cyber attacchi stanno colpendo tutti i settori, in maniera sostanzialmente uniforme, e al tempo stesso con più selettività.
Per quanto riguarda le regioni geografiche, a subire più frequentemente attacchi informatici risulta in primo luogo il continente americano, con una percentuale del 45%, ma sono in crescita anche gli attacchi verso l’Europa (21 %) e verso l’Asia ( 12%). È rimasta invece invariata la situazione verso l’Oceania (2%) e l’Africa (1%) .
Come operano i cyber criminali ?
Sono i malware ( programmi intrusivi e/o dannosi) e in particolare i ransomware (malware con richiesta di riscatto) gli strumenti ancora oggi preferiti da chi compie illeciti informatici con l’obiettivo di generare profitti.
S tratta del 41% delle tecniche utilizzate. Nel 21% dei casi vengono invece utilizzate tecniche inedite.
Alla base c’è la consapevolezza dei cyber criminali di poter contare su mezzi sempre più sofisticati e il fatto che oggi collaborano attivamente tra loro, consolidandosi in cartelli di servizi criminali identificabili: si è creata una vera e propria criminalità organizzata, che ha da subito compreso quanto i crimini cyber possono essere remunerativi.
Da un lato le vittime stanno incrementando la propria capacità di difesa, intercettando più attacchi, dall’altro i cybercriminali sviluppano sempre nuove e ulteriori competenze tali da causare un numero sempre più elevato di incidenti informatici.
Situazione in Italia
Dall’analisi dei dati risulta che nel corso del 2021 in Italia si è verificato un aumento generalizzato degli attacchi informatici: i crimini informatici in Italia sono più che raddoppiati rispetto ai 12 mesi precedenti.
Questo perché nonostante gli investimenti in cybersecurity, aumentano gli attacchi che vanno a buon fine.
Gli esperti hanno definito il 2021 come annus horribilis per la sicurezza informatica. Tra i trend del 2021 è emersa la continua crescita dei già citati malware e di botnet (reti di computer infettati da software dannosi); con un numero di server e device compromessi che ha fatto registrare un aumento del 58%.
In crescita anche le minacce relative ai servizi mail, con l’utilizzo di URL malevoli . E sono in aumento anche i fenomeni fraudolenti che sfruttano il servizio sms con la diffusione di malware veicolati attraverso smishing ( phishing via sms), che espongono gli utenti a molti rischi per la privacy.
Il phishing arriva tramite mail
Infatti l’83 % delle aziende, a livello globale, ha subito almeno un attacco phishing di successo basato su email lo scorso anno, ossia un’appropriazione fraudolenta di dati e informazioni attraverso l’invio di messaggi ingannevoli (un aumento del 46% rispetto al 2020).
E il 78% ha registrato un attacco ransomware basato su email, ossia una richiesta di riscatto per sbloccare sistemi informatici illegittimamente attaccati.
Il 2021 ha sottolineato l’esigenza di proteggerci meglio, questo anche per la forte accelerazione al passaggio al lavoro ibrido: l’81% delle organizzazioni afferma che più della metà dei propri dipendenti sta lavorando da remoto parzialmente o completamente, a seguito della pandemia.
Tuttavia, a quanto emerge dai rapporti , solo il 37% delle aziende e dei datori di lavoro forma i propri dipendenti sulle migliori pratiche per il lavoro da remoto. La conoscenza stessa delle parole chiave della sicurezza come phishing, malware, smishing e vishing è diminuito significativamente. Molti dipendenti hanno ancora comportamenti a rischio e non seguono le migliori pratiche di cybersecurity.
La mancanza di consapevolezza e i comportamenti di sicurezza lassisti dimostrati dai lavoratori creano un rischio sostanziale per le organizzazioni e la loro produttività. Attenzione anche agli attacchi “brute force”, con cui i criminali tentano di rubare password provando, con l’aiuto di software ad hoc, tutte le possibili combinazioni di lettere, caratteri speciali e numeri finché non si individua la chiave d’accesso corretta.
Naturalmente non mancano potenziali conseguenze derivanti dalla situazione tra Russia- Ucraina sullo scenario della cybersecurity: tempi di incertezza geopolitica e di scontro possono tradursi in incertezza e conflitto anche nel cyberspazio con danni collaterali a persone e ad aziende. Secondo gli ultimi dati sarebbero oltre 50 i gruppi hacker in azione.
Ogni giorno rilasciamo online informazioni personali, anche di carattere molto importante e, mentre i cyber hacker sono sempre più preparati e capaci, noi restiamo bersagli sempre più indifesi.
Quello che è chiaro è che non è più possibile procrastinare l’adozione di contromisure efficaci e sono necessari investimenti nel campo della sicurezza.
Dobbiamo imparare a prenderci cura di noi e degli altri anche in questo campo che ormai ha sempre più potere e dominio nelle nostre vite.