Il miglioramento dei servizi sociosanitari e la presa in carico di bisogni sempre più complessi della popolazione anziana saranno tra i temi cardine di Exposanità 2022.
Le nuove sfide della terza età saranno illustrate in particolare nel convegno Identità, Innovazione e Prospettive nella Long-Term Care, organizzato da Anaste (Associazione Nazionale Strutture Territoriali per la Terza Età) in programma giovedì 12 maggio presso BolognaFiere.
L’evento si svolgerà in collaborazione con le principali realtà rappresentative del comparto sociosanitario e guardando al post pandemia, mettendo al centro del dibattito l’assistenza delle persone fragili e la loro cura.
Il convegno, organizzato in collaborazione con la Fondazione Anaste Humanitas, con il patrocinio di Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, approfondirà l’evoluzione dei sistemi di Long-Terme Care (LTC) e di tutte le forme di residenzialità.
Il concetto di assistenza “a lungo termine” è ormai ampiamente diffuso nei Paesi anglosassoni ma più raro in Italia, e comprende tutti i servizi destinati all’assistenza nel lungo periodo, concentrandosi su bisogni individuali e coordinati della persona. Tali servizi promuovono l’indipendenza dell’anziano e ne migliorano la qualità della vita.
In materia di assistenza agli anziani sono fondamentali i rapporti con il territorio e le istituzioni, la ricerca e la formazione oltre che la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica.
Bisogna rispondere ai bisogni delle persone fragili, occuparsi delle condizioni di disabilità e di non autosufficienza e questo non richiede soltanto competenze teoriche e saperi tecnici ma umanità e dedizione al percorso di cura della persona.
Un aiuto concreto potrebbe arrivare dalla Telemedicina.
Nonostante i tanti dubbi operativi da chiarire, i servizi in telemedicina sono visti come una grande opportunità dal 95% dai medici di famiglia (report Fimmg), che vedono nelle risorse del Pnrr la soluzione per gestire in futuro salute e cronicità in modo equo e sostenibile.
Ma solo il 30% dei professionisti ne ha usufruito, soprattutto in tempi di Covid: un’accelerazione alla medicina del territorio dunque “apparente”, nonostante le televisite abbiano dimostrato, al di là della pandemia, di essere indispensabili non solo per seguire le fragilità più gravi e le cronicità, ma per governare anche le infinite liste d’attesa durante il lockdown.
Per gli esperti intervenuti durante i lavori della 2 giorni Telemedicina, Intelligenza Artificiale/E-Health per il Diritto alla Salute, svoltasi presso la sede dell’Ordine dei Medici di Palermo, se l’obiettivo è garantire il diritto alla salute, i fondi della “missione 6” del Pnrr dovranno garantire:
-competenza digitale ai sanitari quanto ai cittadini;
-uguale efficienza in tutte le regioni del Paese;
-indicatori di qualità dei servizi erogati
-e inserimento tra i livelli essenziali di assistenza (Lea) e formazione.
Purtroppo tutti questo sembra essere ancora lontano.
Difficile definire televisite i servizi erogati fino ad oggi da remoto: nella maggior parte dei casi si è trattato di videochiamate. Per parlare di telemedicina di devono infatti necessariamente utilizzare dispositivi certificati per trasmettere in modo sicuro informazioni di carattere medico, che sono equiparati, anche in termini di privacy, ai servizi diagnostici e terapeutici erogati dal sistema sanitario. Senza indicatori gestionali standardizzati in tutto il Paese si rischia uno sviluppo disallineato tra le regioni e tra gli stessi territori, allargando la forbice della disuguaglianza nell’accesso alle cure.
La raccolta dei dati sulla salute dei cittadini è stata necessaria per contenere la diffusione del coronavirus ma: il ‘viaggio’ di questi dati sensibili deve restare anonimo e le informazioni raccolte devono essere accessibili nel massimo della sicurezza.
I fondi del Pnrr sono e saranno importantissimi per l’assistenza territoriale, che non si fa soltanto attraverso le strutture, ma rispettando la prossimità. Bisogna sfatare il mito che la distanza riduca il rapporto medico-paziente perché invece sotto certi aspetti può diventare un continuo sostegno dei sanitari a casa del cittadino.
Ovviamente perché tutto questo accada è necessaria la giusta formazione.
Anche se la crisi sanitaria ha alzato l’asticella dell’uso delle tecnologie informatiche dei medici di famiglia dal 10 al 30% la strada è lunga e il Pnrr è un’opportunità, ma bisogna lavorare insieme per offrire le migliori risposte ai cittadini.
D’ora in poi, bisogna mirare gli investimenti perché i benefici della telemedicina non sono solo clinici ed economici, già ampiamente dimostrati, ma anche di sostenibilità ambientale e sociale. Basti pensare semplicemente all’impatto ambientale delle emissioni di gas quando un paziente si sposta da un comune all’altro per curarsi.