Andrea Greco de la Repubblica fa un calcolo dettagliato delle spese sostenute da ogni genitore per mantenere i propri figli, almeno fino ai 18 anni.
Le ultime ricerche rivelano che l’Italia è sprofondata al 201° posto al mondo per numero di figli, con nascite in calo di quasi un terzo dal 2008. Questo anche sicuramente per colpa dei soldi!
Non è certo casuale che la fase più nera della natalità italiana coincida con un decennio di crisi economica, che si è portata via un quarto della produzione industriale. Nel decennio iniziato nel 2009 si è registrato un calo medio costante annuo del 2,8% del numero di figli. Nel 2020 sono nati 404.892 italiani, 15 mila meno che nel 2019. E la pandemia non ha aiutato il 2021, anno in cui l’Istat ha censito solo 399.431 bambini, in calo dell’1,3% sul 2020 e quasi del 31% dal 2008, anno dell’ultimo picco relativo di nascite.
Il governo da tempo predispone incentivi e agevolazioni come l’assegno di natalità, i bonus Mamma domani e Asilo nido, l’assegno unico figli; ma non bastano a invertire la tendenza.
È stato stimato che per crescere un figlio fino ai 18 anni serve una cifra tra 100 e 200 mila euro, con punte oltre i 300 mila per i più agiati.
Un nuovo studio di Moneyfarm ha calcolato in particolare una cifra media di 175.642,72 euro.
Ma le spese per mantenere i figli non si concludono al raggiungimento della maggiore età: è sempre più evidente che con l’allungamento dei tempi di studio e formazione e il ritardo nell’effettiva entrata nel mondo del lavoro solo pochissimi italiani sono finanziariamente autonomi compiuti i 18/19 anni. I figli quindi vanno mantenuti per altri anni, e con l’inflazione al 6% la somma che serve per aiutarli aumenterà ancora di più.
Fino a 8 mila euro prima del parto
Nei calcoli di Moneyfarm, va messa in conto una bella somma già solo per prepararsi alla nascita: tra 1.400 e 8.000 euro, a seconda della dotazione di passeggini e della frequenza delle varie visite di controllo (in Italia particolarmente numerose come noto).

Poi segue l’escalation delle spese, in base alle fasce di età:
-fino ai 3 anni si possono spendere tra 10 mila e 25 mila euro;
-dai 4 ai 5 anni tra 10 mila e 27 mila euro;
-dai 6 agli 11 anni tra 28 mila e 48 mila euro;
-dai 12 ai 18 anni tra 45 mila e 74 mila euro.
Viene quindi confermato il motto per cui a figli piccoli corrispondono spese piccole, e a figli grandi spese grandi.
Abiti, sport, campus, tecnologia sono le voci più pesanti
Le voci di spesa maggiori riguardano abbigliamento, campi estivi, viaggi di studio e attrezzatura tecnologica.
Ma le spese nello specifico variano molto in base alle fasce di età.
Tra 6 e 8 anni, le voci principali sono la mensa (con una spesa media tra 1.416 euro e 2.040 euro ), lo sport (tra 2.250 e 6 mila euro), i campi estivi (da 1.185 a 3.510 euro).

Quando i figli hanno tra 15 e 18 anni, fare sport costa da 3 a 8 mila euro, le lezioni di inglese da 3.600 a 6 mila euro, la paghetta da 4.160 a 6.240 euro, e per permettersi un anno di studio all’estero si sborsano da 15 a 20 mila euro.

Per quanto riguarda l’abbigliamento, vestire un figlio “firmato” costa in media più di 10 mila euro in tutto, ma evitando le griffe la spesa si dimezza.
Anche la tecnologia incide molto: tra 9 mila e 18 mila euro sono spesi per computer, cellulari, videogiochi e abbonamenti.
Lo scorso dicembre, l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha pubblicato un rapporto sui costi dei figli, sempre fino ai 18 anni, rilevando oneri anche superiori rispetto a quelli di Moneyfarm. “Fare un figlio sta diventando un lusso riservato a pochi, sempre meno italiani sono in grado di permetterselo” era stato il commento.
Le misure del governo rappresentano un passo in avanti, ma è necessario avviare politiche a tutela della famiglia, della natalità e soprattutto del lavoro, per garantire condizioni migliori alle famiglie, oggi costrette a continui sacrifici.
Pianificare la “spesa figli” a lungo termine
Data l’entità della spesa, non dissimile a quella necessaria per un’abitazione, è corretto fare una pianificazione patrimoniale, quando si allarga la famiglia. “E’ un passaggio che andrebbe programmato per tempo in modo da allocare gli investimenti nel modo migliore per soddisfare le esigenze di crescita del bambino”, suggerisce Moneyfarm, secondo cui con il consulente di fiducia si dovrebbero “pianificare gli obiettivi e gli strumenti d’investimento più adeguati e il livello di rischio, per realizzare l’obiettivo prefissato”.