Il 15 giugno si celebra la Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani giornata scelta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2011 per sensibilizzare le persone contro ogni tipo di abuso verso le persone anziane.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rientrano nella categoria di abusi sugli anziani “tutti gli atti singoli o ripetuti che si verificano all’interno di una relazione in cui vi è un’aspettativa di fiducia e che provocano danni o angoscia a una persona anziana”.
Una dicitura che lascia ampio spazio a molte forme di abusi: fisici, psicologici, emotivi, sessuali ed economici. Ne fanno parte anche i casi di abbandono, sia intenzionali che non.
Secondo le stime italiane circa 4 milioni di anziani del nostro paese soffrono per mano di familiari, vicini di casa, badanti od operatori sanitari. E il fenomeno degli abusi sembra purtroppo essere in aumento a causa dell’incremento della popolazione anziana.
Si stima, infatti, che tra un periodo temporale che va dal 2019 al 2030 ci sarà una sostanziale crescita del numero degli anziani nel mondo, un aumento quindi del 38% circa.
I senior quindi passeranno dall’attuale un miliardo a 1,4 miliardi, superando i giovani. Una crescita che avverrà in maniera più rapida e incontrastata nei paesi in via di sviluppo.
Sono numeri che fanno riflettere, e ci spingono a pensare alla necessità di porre più attenzione alle sfide che colpiscono gli anziani, in primis nel campo dei diritti umani: solitudine, mancanza di accesso ai servizi, soprattutto sanitari e isolamento.
Secondo l’ultimo report diffuso dall’OMS nel 2015, che analizza dati provenienti da 28 paesi, circa il 16% delle persone over 60 ha dichiarato di aver subito una qualche forma di abuso:
- di tipo psicologico l’11,6%;
- economico, il 6,8%;
- legato all’abbandono, 4,2%;
- fisico 2,6%;
- sessuale 0,9%.
I dati, tuttavia, potrebbero essere sottostimati, poiché solo 1 caso su 24 viene effettivamente denunciato.
Ed è altamente probabile che il numero di casi di abuso possa aumentare in futuro, per un numero di casi che si aggirerebbero intorno ai 320 milioni di vittime, concentrate in prevalenza nei paesi a medio e basso reddito.
Oggi in Italia le persone che prestano assistenza agli anziani sono oltre 7 milioni e per il 30% si tratta di un impegno gravoso che pesa come un vero secondo lavoro, con più di 14 ore settimanali dedicate alla cura del proprio famigliare. Chi ne ha la disponibilità economica ricorre al privato, con una spesa che in maggior parte grava direttamente sulle famiglie e che nel 2021 ha raggiunto oltre 136 miliardi, pari al 7,8% del Pil, con una spesa media annua di più di 10 mila euro per il 17% dei nuclei famigliari.
Purtroppo la violenza all’anziano “è spesso l’esito di situazioni complesse e delicate – spiega Anna Castaldo docente del corso di laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano e coordinatrice del gruppo di lavoro SIGG su abusi agli anziani -. La coabitazione, l’assistenza quotidiana e continua senza sosta da parte dei caregiver, l’assenza o la scarsità di assistenza e di supporto sociale e sanitario, sono fattori che sommati a quelli potenziali individuali dei caregiver, possono portare all’ennesima potenza il rischio di abuso.
Date le dimensioni mondiali dell’emergenza, dal maggio 2016 l’OMS ha adottato una strategia globale per orientare l’azione dei singoli paesi nella prevenzione degli abusi sugli anziani. Il piano di azione coordinato comprende:
– il potenziamento della raccolta delle informazioni in quei paesi dove i dati sono ancora insufficienti, come il Sud-Est Asiatico, il Medio Oriente e alcune zone dell’Africa;
– il potenziamento della prevenzione e della raccolta dei dati in tutti i paesi membri, nei settori in cui più facilmente si verificano casi di abuso, come quello sanitario e socio assistenziale, con adeguati percorsi di orientamento e formazione dei caregiver;
– implementazione di campagne informative e azioni di sostegno ai governi locali nel contrasto agli abusi sulle persone anziane.
L’obiettivo di questa giornata è proprio questo: riportare l’attenzione sull’importanza di assicurare ai propri cari non autosufficienti le migliori forme di assistenza e sostegno possibili per aiutarli ad affrontare il momento difficile e complicato che stanno passando.