Per definizione si parla di finanza sostenibile non solo se gli investimenti interessati tutelano l’ambiente, ma devono essere considerati anche gli aspetti sociali come il rispetto dei diritti dei lavoratori.
L’aumento delle ondate di caldo, della siccità e delle inondazioni che stanno colpendo miliardi di persone in tutto il mondo, ci ricordano come la sostenibilità ambientale delle attività umane e la lotta ai cambiamenti climatici debbano essere prioritari nell’agenda politica mondiale. E infatti a partire dagli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda Onu 2030 al Green Deal della Commissione europea, gli Stati stanno assumendo impegni sempre più ambiziosi per garantire il futuro del pianeta e dei suoi abitanti.
Nell’ultimo summit dell’Onu nel luglio scorso, il segretario generale António Guterres ha lanciato l’allarme: “Mentre il mondo affronta crisi e conflitti globali a cascata e interconnessi, le aspirazioni espresse nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sono in pericolo. Con la pandemia al suo terzo anno, la guerra in Ucraina sta esacerbando le crisi alimentari, energetiche, umanitarie e dei rifugiati, il tutto sullo sfondo di una vera e propria emergenza climatica”. Ha invitato così i 193 Stati che l’hanno sottoscritta nel 2015 a uno sforzo maggiore e urgente per salvare gli obiettivi.
L’Agenda è l’unica tabella di marcia esistente e condivisa a livello planetario per uscire dalle crisi e per la nostra stessa sopravvivenza. La road map tracciata negli Obiettivi di sviluppo sostenibile è chiara. Proprio come l’impatto delle crisi è aggravato quando sono collegate, così lo sono le soluzioni: sistemi di protezione sociale, servizi pubblici e investimenti in energia pulita.
In quest’ottica, un’attività imprenditoriale che porta un fattivo contributo all’ambiente, ma che nell’essere svolta non rispetta i diritti umani, non assicura condizioni di sicurezza e salute ai propri lavoratori non può considerarsi sostenibile.
Quali sono i criteri per stabilire se un’attività economica possa essere considerata sostenibile?
L’Unione europea ha definito una “tassonomia verde”, cioè la classificazione delle attività economiche che potranno essere definite “sostenibili” dal punto di vista ecologico e climatico. Come è successo con gli aspetti ambientali, per i quali è stata creata una tassonomia verde per definire i criteri per classificare se un’attività è green o meno, la Commissione europea ha elaborato una bozza per la tassonomia sociale, che ora dovrà seguire l’iter normativo per diventare legge. Dove sono indicati tre obiettivi: lavoro dignitoso (in tutto il ciclo produttivo); standard di vita adeguati e benessere per gli utilizzatori finali; comunità e società sostenibili e inclusive.
A questi tre obiettivi si aggiungono poi una serie di ulteriori sotto-obiettivi necessari affinché un’attività possa essere classificata come sociale. Quindi, chi propone prodotti finanziari dovrà dimostrare il rispetto di una serie di indicatori legati alle condizioni di salute, piuttosto che livelli salariali, attenzione alle comunità locali e così via. Una volta definita la tassonomia sociale, i prodotti finanziari dovranno tenerne conto e anche darne conto agli investitori.
Anche i risultati finanziari delle imprese sono influenzati dai fattori sociali.
Per esempio, c’è una correlazione tra come vanno i conti di una società e la parità di genere e il rispetto delle diversità etniche, più in generale sul livello di inclusione e diversità all’interno delle aziende. Infatti, diversi studi dimostrano che le società con il maggiore livello di diversità di genere hanno il 25% in più di probabilità di avere una redditività superiore alla media rispetto alle aziende che invece hanno una ridotta diversità. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che maggiore è la presenza femminile, maggiore è la probabilità di sovra-performance, con differenziali di redditività superiori al 30% per le aziende più virtuose.
Anche a livello di mercati finanziari puntare sulle aziende più attente a queste tematiche ha pagato: quelle che si presentano con una maggiore attenzione alla diversità e all’inclusione sono in grado di ottenere risultati migliori.
Cosa emerge dai dati sugli investimenti sostenibili ? Garantiscono rendimenti almeno pari, se non addirittura superiori, agli investimenti “tradizionali”. Sul mercato ci sono ormai diversi prodotti d’investimento azionari e obbligazionari che consentono di conciliare gli obiettivi di investimento di una persona (orizzonte temporale, rischio…), con le tematiche sociali che più sono di suo interesse.
La prima possibilità per investire è scegliere prodotti che puntino sugli aspetti sociali nel loro complesso:
- INVESTIMENTO OBBLIGAZIONARIO, una soluzione è rappresentata dal fondo Threadneedle (Lux) – European Social Bond Fund AE EUR Accumulation, che investe in obbligazioni che supportano o finanziano attività e sviluppo socialmente favorevoli, soprattutto in Europa. Ha finanziato i programmi di contrasto alla disoccupazione dei diversi Stati, ha investito in bond della Banca europea degli investimenti i cui proventi sono stati utilizzati per finanziarie progetti che favoriscono un accesso equo e inclusivo all’educazione, un accesso conveniente ai servizi sanitari e alloggi a prezzi accessibili;
- INVESTIMENTO AZIONARIO, ci si può rivolgere al fondo AXA WF ACT Social Progress F EUR Cap, che investe in azioni di tutto il mondo che promuovono gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nella loro dimensione sociale: alloggi e infrastrutture essenziali, inclusione finanziaria e tecnologica, soluzioni sanitarie, benessere e sicurezza, istruzione e imprenditorialità;
- INVESTIMENTO SULLA PARITÀ DI GENERE, c’è l’Etf UBS ETF (IE) Global Gender Equality UCITS ETF (USD) A-dis, un prodotto che punta sulle società leader a livello internazionale su questa tematica.