ORA SONO OLTRE 1.400 MILIARDI
Oltre 1.400 miliardi tra conti correnti e depositi vincolati: l’ultima foto di gruppo dei portafogli delle famiglie italiane (con un interesse sempre più forte per la liquidità sullo sfondo) è quella scattata dalla Fabi, sindacato dei lavoratori bancari.
Alcuni dati sui conti correnti
A fine 2019 la liquidità sui conti correnti veri e propri era a 1019 miliardi, in crescita di 56 miliardi (+5,9) rispetto all’anno prima, mentre altri 441 con un saldo positivo di 4,7 (+1%) era lo stock dei depositi vincolati, quelli che riconoscono un rendimento a fronte di un impegno a non levare il denaro per un certo periodo di tempo.
L’analisi di Fabi, basata sui dati di Banca d’Italia, analizza poi la crescita complessiva di risparmi e investimenti che, a fine 2019, ammontava a 4.445 miliardi con un incremento di 45 miliardi. Molto sbilanciato su conti correnti, di cui abbiamo detto, a cui si aggiungono fondi pensione e polizze (1122 miliardi, con un incremento del 2,3%, pari a 25 miliardi).
Bilancio in rosso (vedi tabella) per titoli di Stato, azioni e fondi di diritto italiano.
La tendenza all’accumulo
Liquidità e sicurezza sono quindi le due richieste fondamentali, anche prima dell’emergenza.
La tendenza all’accumulo non si è certo arrestata durante il lockdown: nel solo mese di aprile, considerando il dato complessivo degli afflussi di liquidità su conti correnti e pronti contro termine e non, i dati delle sole famiglie elaborati da Fabi, su conti correnti e depositi sono affluiti ben 95 miliardi in più rispetto a un anno fa (dato Abi, outlook di maggio 2020).
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, afferma che:
«I dati dimostrano che in risparmiatori italiani hanno fiducia nelle banche e questo è dovuto soprattutto all’attenzione e alla professionalità e alla quotidiana dedizione delle lavoratrici e dei lavoratori bancari». Uno sforzo, prosegue Sileoni, che ha consentito alle filiali di operare anche durante la pandemia. Ma è altrettanto vero — dice ancora Sileoni — che l’Italia che vuole ripartire deve «poter contare su questi 4.400 miliardi, che vanno gestiti e indirizzati nel modo più opportuno, ma sempre nell’interesse del cliente e prestando la massima attenzione alla propensione al rischio».
Rinunciare a investire il giusto secondo le proprie possibilità danneggia i singoli, che rinunciano a un rendimento nel tempo visto che la liquidità è remunerata zero o poco più nel solo caso dei depositi vincolati e frena il sistema che non può contare su risorse ferme.

Sondaggi di Prometeia e Anima nelle prime settimane di pandemia
I sondaggi svolti da Prometeia e da Anima durante le prime settimane della pandemia sottolineano una fortissima propensione all’accumulo e alla ricerca del rischio zero, anche da parte delle famiglie con più possibilità economiche e attitudine a rischiare.
L’elaborazione di Fabi sottolinea come una maggior avversione al rischio fosse già nei numeri alla fine dell’anno scorso, ben prima dello scoppio dell’emergenza.
Le famiglie nel 2019 avevano dismesso 15,7 miliardi di euro di titoli di Stato e 11,5 di prestiti bancari, nota l’analisi della Fabi; però, il peso del comparto pubblico, 3%, è pari al doppio rispetto a quello dei titoli emessi dal comparto finanziario.
La recente calorosa accoglienza del Btp Italia emesso a metà maggio da parte delle famiglie conferma anche in questo caso la tendenza a preferire i titoli di Stato.
